di Vito Nocera
La sentenza che revoca la lettera di apertura della procedura di licenziamento per gli operai della Gkn è una bellissima notizia.
Vero, al momento è un intervento sul metodo e non incide direttamente sulle strategie produttive aziendali. Ma è comunque un importante spiraglio perché riconosce la dignità di quei lavoratori.
Del resto la disputa in corso su norme che regolino lo strapotere di multinazionali e fondi finanziari è un po’ sterile.
Forse la strada vera da provare con coraggio, vale alla Gkn come alla Whirlpool e in altre aziende in difficoltà, è quella di definire piani industriali pubblici – con la partecipazione cooperativa degli stessi lavoratori – capaci di riutilizzare in autonomia macchinari e missioni produttive.
Intendiamoci è una cosa enorme, difficile, ma se c’è davvero quel ripensamento, di cui tanti discettano, sulle illusioni filo liberiste del passato questo è il banco di prova che sfida a dare coerenza alle parole.
Perfino Romano Prodi ha rimproverato Enrico Letta di non occuparsi di lavoro e questioni sociali, riconoscendo la necessità di politiche pubbliche e rimpiangendo il ruolo dell’Iri nel coordinamento della politica industriale.
Bene, è esattamente ciò che ci vuole, un nuovo strumento di programmazione e progettazione industriale, per dare una prospettiva a tante realtà produttive diversamente in balia delle multinazionali.
Ovviamente ogni scelta può diventare possibile se cresce – come sta crescendo – la lotta e la ripresa di protagonismo del mondo del lavoro.
E’ presto per dire che sia tornata la Classe, ma certo ora se ne intravedono i segni. Tra le fabbriche in crisi, nel precariato diffuso, nei nuovi settori strategici come la logistica, tra i rider e i corrieri.
Un vento che riprende a soffiare. Un vento da cui perfino una sinistra morta, se avesse orecchie per mettersi in ascolto, potrebbe riprendere una qualche navigazione.
Una sinistra ormai ubriacata – come ha scritto The Economist – da giacobinismo liberal, cioè più sdegno morale che lotta sociale. Una sinistra più appassionata alle chiacchiere da talk-show che dalle questioni strutturali della società. Più Travaglio che Marx, per intenderci.
Se il lavoro – il suo valore, la sua tutela, la sua dignità – torna al centro, anche tanti equivoci che hanno disorientato e diviso il popolo di sinistra in questi anni nefasti, potranno essere spazzati via.