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Benzina e gasolio alle stelle, ma le accise non si toccano: Cingolani se la prende con gli “speculatori”

L’Italia è il secondo Paese in Europa dopo i Paesi Bassi con le accise più alte sulla super, ma il primo sul diesel. Pesano per 73 centesimi a litro sul costo della benzina e 62 invece sul gasolio

di Alfio Mancini

Il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani è stato tranchant sull’aumento del prezzo dei carburanti, parlando a SkyTg24, definendoli “una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini”, una crescita “non correlata alla realtà dei fatti”, una spirale speculativa “su cui guadagnano i pochi”.

Che non è una novità, sempre durante una grave crisi internazionale il fenomeno si è riproposto puntale, la storia è piena di esempi non ultimo quello della pandemia, da cui non siamo ancora usciti, e adesso la guerra di Putin in Ucraina.

Come non è una novità che, almeno per quel che riguarda il costo della benzina, mai si tirino in ballo il peso dei balzelli dello Stato che gravano sul prezzo alla pompa. Le cosiddette accise di cui i governi italiani hanno fatto ampio uso per finanziare spese straordinarie dovute a ogni genere di cataclisma, nate per essere temporanee e poi lì dimenticate.

L’Italia è il secondo Paese in Europa, dopo i Paesi Bassi con le accise più alte sulla super, ma il primo sul gasolio, anche se i rincari sono generalizzati in tutto il continente. Pesano sul costo della benzina 73 centesimi a litro, poco meno del 50% del prezzo finale che, aggiunto all’Iva (22%), arriva a oltre la metà e 62 invece sul diesel.

Il tema, oltre che per le ovvie ragioni di ‘cassa’ statale, resta sotto traccia anche per le imbarazzanti voci che compongono l’elenco della tassazione che si preferisce tenere occultate.

Si va da quella per il finanziamento della crisi di Suez del 1956, a quella per il disastro del Vajont del 1963, dalla ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966 al terremoto del Belice nel 1968 e per quelli del Friuli del 1976 e dell’Irpinia del 1980.

C’è poi quella per il rinnovo della missione in Bosnia del 1996 e del contratto degli autoferrotranvieri nel 2004, per l’acquisto di bus ecologici del 2005, per il terremoto dell’Aquila del 2009, l’alluvione di Liguria e Toscana del 2011, il decreto Salva Italia, il finanziamento alla Cultura e per far fronte all’emergenza immigrati dopo la crisi libica dello stesso anno, per la ricostruzione del terremoto in Emilia nel 2012.

Una serie di gabelle alle quali va sommata naturalmente l’Iva in percentuale, il cui gettito sale con i prezzi, e la tagliola è servita, famiglie vessate e settore autotrasporto in ginocchio come stiamo vedendo in questi giorni.

Il governo, anche questo di Draghi, sull’argomento prudentemente tace, in parlamento qualcosa si muove, Fi ha chiesto un taglio immediato delle accise, ma senza troppa convinzione.

Sul fronte consumatori si segnala, pure questa senza grande possibilità di successo, l’iniziativa dell’Unione nazionale dei consumatori che ha presentato un esposto sui rincari dei carburanti che il loro presidente, Massimiliano Dona ha definito “ingiustificati” e che “non si possono ripercuotere sui cittadini”.

Vorremmo che il governo intervenisse sui rincari dei carburanti per aiutare non solo i camionisti, ma anche i pescatori, gli automobilisti e i motociclisti – ha spiegato – Siamo favorevoli alla riduzione delle accise. Anzi abbiamo chiesto 30 centesimi di riduzioni anziché complicati meccanismi di sterilizzazione”. Ma le accise non si toccano, inutile insistere, intanto bisogna stringere i denti e tirare la cinghia, sperando che passi anche questa.

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