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Renew Italia appeso alle ‘bizze’ di Calenda, a rischio il fronte liberal a Strasburgo

Il leader di Azione ignora l’invito del gruppo dei macroniani europei, a dare vita a una lista unica con Italia Viva e Più Europa, che ha tutto il sapore del suicidio politico, oltreché compromettere la forza del gruppo centrista al parlamento Ue

di Peppe Papa

Solo una irresponsabile impuntatura, come quella di Carlo Calenda contro la possibilità di dare vita a una lista unica alle elezioni europee dei liberali sotto l’insegna di Renew Europe, può determinare il suicidio politico del fronte dei riformisti italiani e compromettere la forza del gruppo centrista al parlamento di Strasburgo.

Per lui il discorso è chiuso fino a negare l’invito, espressamente rivolto dal capo del gruppo dei macroniani europei, Stéphane Sejourné nel corso dell’evento Global Europe Forum organizzato l’altro ieri a Bruxelles, alla ricomposizione dei riformisti-centristi in Italia. Una esortazione “ai nostri membri italiani a offrire una strategia per un buon risultato elettorale”.

Mai più con Renzi – continua a dire però Calenda – dopo tutto quello che è successo gli elettori non capirebbero”. Anche se non c’è molto da capire di fronte al pericolo di consegnare alla destra dell’Ecr il ruolo di terza forza nel parlamento Ue con tutto quello che ne consegue in termini di peso politico-istituzionale.

Lo ha spiegato bene Sandro Gozi, europarlamentare eletto in Francia e segretario del Pde, che è stato esplicito. “Non bisogna essere esperti di campagne elettorali – ha detto – per capire che la migliore strategia è una lista comune di Renew Italia che toglierebbe molti voti alla destra”. Certo, ha riconosciuto le difficoltà, ma la posta in gioco è vitale.

Sono elezioni importantissime – ha ammonito – e non possono essere utilizzate come regolamento di conti, devono essere un’occasione per portare una forte voce liberale e riformatrice in Europa”. Un punto su cui stanno battendo in tutti i paesi dell’Unione con l’appello a non disperdere i voti in contese interne.

In Danimarca, per dire, i tre partiti centristi che insieme sono al 30% hanno deciso di fare cartello per affrontare la sfida europea. Lo stesso sta accadendo oltralpe con le quattro forze che si contendono l’area dei moderati. In Italia per ora niente di simile anche se Azione, Italia Viva e Più Europa con il 10%, cui sono accreditati, porterebbero a casa sei-sette deputati. Zero, in caso contrario.

Insomma, c’è più di un buon motivo affinché il leader pariolino di Azione ripensi al suo oltranzismo, visto che gli altri, Renzi, Magi e Della Vedova appaiono disponibili ad aprire un confronto. Inoltre, il suo “la decisione è già stata presa” circa la chiusura a qualsiasi trattativa, sembrerebbe definitivo se non fosse che c’è chi giura, dalle sue parti, che la “partita non è affatto chiusa”.

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