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Schlein insiste, Conte mantiene le distanze: Pd ‘prigioniero’ del M5S


Ci vuole coraggio a perseguire con ostinazione un progetto che i fatti si premurano dimostrare di impossibile realizzazione

di Peppe Papa

Ci vuole coraggio a perseguire con ostinazione un progetto che i fatti si premurano dimostrare di impossibile realizzazione. Elly Schlein, la segretaria del Pd, ne ha da vendere. Imperterrita, continua a inseguire Giuseppe Conte e i suoi Cinquestelle, nonostante gli schiaffi che questi gli rifila ogni volta che viene posto il tema della convergenza politica nel centrosinistra.

Quel che sorprende è come sia possibile che la leader dem e il suo ‘staff’ non si accorgono che con il camaleontico ex premier del M5S è solo tempo perso, non ci sono valori comuni né politiche da condividere. Troppo furbo e ambizioso l’avvocato del popolo per farsi ingabbiare in un’alleanza poco funzionale alle sue visionarie mire egemoniche.

Gli andrebbe stretta, ed è comprensibile per uno che ha sentito il profumo del potere e non ha avuto remore a guidare due governi di segno opposto, prima di centrodestra, poi di centrosinistra in rapida successione, pavoneggiandosi della fitta rete di relazioni internazionali intessute nel frattempo. Non c’è necessità di fare squadra, anzi.

Almeno fino alle prossime elezioni europee dove ognuno misurerà la propria forza, senza condizionamenti che ne possono pregiudicare l’esito sperato che è quello, appunto, di infliggere una lezione al partitone democratico. Per il momento, dunque, si marcano le differenze. Sulla Rai, su Trump che è meglio di Biden, sulle armi all’Ucraina, sulle politiche industriali, l’ambiente e chi più ne ha ne metta.

Ma Schlein non demorde, al limite della mortificazione, senza che nessuno dei vecchi marpioni del partito che l’hanno sostenuta intervenga a farla ragionare e smettere di corteggiare il parvenu di Volturara Appula. Ancora ieri, alla presentazione del libro dell’ex ministro della Sanità, Roberto Speranza, dove entrambi erano presenti, la segretaria ha rinnovato l’invito.

Ci sono ferite da ricucire – ha detto nel suo intervento – non faccio che incontrare persone che mi dicono ‘lavorate per costruire le alternative’. Abbiamo visto quanto il centrodestra è diviso, ma in ultima istanza confidano che anche dove si spaccano riescono a ricompattarsi”. Insomma si può fare “noi ci stiamo a un metodo che ci veda lavorare sul merito per costruire convergenze”.

Non è che ci si mette d’accordo e si vince – ha replicato serafico Conte – la prospettiva è cambiata, ne dobbiamo prendere atto, siamo all’opposizione, la viviamo in modo costruttivo, ma non costruiremo un cartello elettorale come fa la destra. La nostra responsabilità deve essere di costruire non un progetto di governo per necessità ma per reale affinità di temi e programmi”.

Vale a dire che i tempi non sono maturi, nel caso se ne parla più in là, forse. Per ora il corteggiamento è inutile e persistere diventa controproducente per il Pd che invece dovrebbe rilanciare e incalzare l’amico-nemico inchiodandolo alle sue contraddizioni. Non è detto che il cosiddetto popolo di sinistra, di cui si teme la perdita, non apprezzi la chiarezza e l’orgoglio della scelta.

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