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Anche sul Mes il populista Conte ‘umilia’ il Pd di Schlein: e nel partito c’è chi invita a riaprire a Renzi

Ennesima picconata al fantomatico “campo largo” vagheggiato con insistenza dai dem. Sarà il caso di lasciar perdere l’avvocato movimentista con i suoi trasformismi e ricominciare a guardarsi intorno? A partire dall’ex segretario

di Peppe Papa

L’Italia non ratifica il nuovo Mes, vince il populismo sovranista saldatosi nell’asse Lega, Fdi, M5S che in parlamento ha affossato la firma al trattato, attesa da parte di tutti i paesi Ue, ma bloccata da Roma. Se ne riparlerà probabilmente dopo le elezioni europee.

Intanto la vicenda ha rappresentato l’ennesima picconata al fantomatico “campo largo” vagheggiato con insistenza dal Pd formato Schlein.

Romano Prodi ha detto che il centrosinistra ha bisogno di un federatore e ha assegnato il ruolo alla giovane segretaria dem, immediato Conte ha rispedito l’idea al mittente con un irridente “pensi a federare le correnti del suo partito per il momento”.  Al quale non è seguita nessuna replica del Nazareno, dove nel frattempo, sottotraccia, cresce l’insofferenza per una linea che non produce risultati.

Sarà il caso di lasciar perdere l’avvocato movimentista e i suoi trasformismi e ricominciare a guardarsi intorno? Con il M5S è solo una perdita di tempo, pensano in molti nel partito, la faccenda Mes è solo l’ultima dimostrazione che con loro non si può far cartello, meglio sarebbe proporsi ad altri interlocutori.

Smetterla, insomma, con un radicalismo di sinistra che non porta da nessun parte e provare a “federare” l’ampio fronte del progressismo liberale aprendo con loro un confronto con l’obiettivo di costruire una vera alternativa di governo all’attuale esecutivo delle destre. Naturalmente servirà parlare anche con Matteo Renzi se si vuole far sul serio.

Un tasto tabù per l’attuale Pd che, solo a sentirlo nominare, provoca crisi di panico e repulsione, quando invece andrebbe riconsiderata una stagione di protagonismo politico che produsse tante pregevoli iniziative di riforma pur tra mille polemiche scatenate spesso dal fuoco amico.

Ad accennare coraggiosamente alla cosa è stata Marianna Madia, la quale alla domanda se nell’alleanza di centrosinistra debba esserci il leader di Iv, non ha avuto dubbi a schierarsi a favore.

Ma assolutamente! – ha risposto – In nome di quello che abbiamo fatto noi del Partito democratico e per il Paese in quegli anni, quelli del suo governo. Credo che lui abbia dei valori democratici. Che sia uno di noi”. Un invito esplicito a ricucire vecchie ferite e affrontare una discussione seria con un esame più obiettivo della politica renziana di oggi e del passato.

Sarebbe spiazzante una tale prospettiva nell’ingessato quadro politico nazionale, una capacità d visione politica però che non sembra nelle corde dell’attuale partito guidato da Elly Schlein. Per il momento non se ne farà niente, anche in questo caso se ne riparlerà dopo il voto per Strasburgo, sperando di non uscirne troppo ammaccati.

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