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“La strada dei feudi”, confine tra Sicilia cristiana e Islam: le immagini di Mariangela Caturano

L’artista in mostra a Roma alla Fondazione Marco Besso

di Serena Cirillo

Sicilia, terra di passaggio e crocevia di culture, emblema del nostro Sud con le sue storie e leggende, tradizioni e passioni, estasi e tormento. Immagini poetiche e struggenti sono quelle che rimandano le opere dell’artista Mariangela Caturano, romana di nascita ma siciliana di adozione, esposte dal 6 marzo a Palazzo Besso a Roma, nella mostra dal titolo: “Miraggi. La strada dei Feudi”.

Si tratta di una mostra fotografica di cui ogni singola opera evoca suggestioni, ricordi, sensazioni; l’impatto fisico diventa emotivo e viceversa. In una sorta di viaggio per immagini, osservando le trenta opere esposte, tutte nel formato 30×40, il visitatore percorre incantato la famosa “Strada dei Feudi”, un tempo confine naturale tra la Sicilia cristiana e quella islamica.

Una lunga strada che va da mare a mare, dal Tirreno all’Africa, da Palermo a Sciacca, ulteriore segno in una terra segnata in senso reale e metaforico. Innumerevoli i richiami storici, geografici, letterari e politici; ognuno di noi intravede un tipo di vissuto, un ricordo, un pezzo delle proprie radici…emozioni che solo un posto intriso di storia e di storie può suscitare.

La Caturano, da sempre innamorata della Sicilia tanto da trasferirsi a vivere a Menfi, la interpreta nel suo modo appassionato e viscerale, ma allo stesso tempo analitico e sintetico: “Della Sicilia amo la decadenza che la caratterizza”. La luce africana conferisce al paesaggio colori unici, l’effetto è quasi surreale, i contorni sfumati donano un alone di mistero, espressione pittorica più che fotografica.

Lo stile surrealista suggerito da alcune opere sfocia in quello impressionista di altre, le immagini si alternano e si rincorrono come accade nella memoria individuale che spesso sfocia nella dimensione onirica passando per l’immaginazione che diventa immaginario collettivo.

E’ la stessa strada che porta a Donnafugata, residenza estiva del Principe di Salina, descritta in maniera magistrale da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo “Il Gattopardo” attraverso la voce del principe Fabrizio, e fedelmente riportata dall’obiettivo di Mariangela Caturano.

“Si erano attraversati paesi dipinti di azzurrino, stralunati; su ponti di magnificenza bizzarra si erano valicate fiumare integralmente asciutte; si erano costeggiati disperati dirupi che saggine e ginestre non riuscivano a consolare. Mai un albero, mai una goccia d’acqua: sole e polverone”, racconta il principe di Salina.

E le sue parole trovano corrispondenza nell’opera Luna, che racchiude tutta le desolazione di un paesaggio arido. Sensazioni simili suscita l’opera Dune dove il campo arato in una giornata di solleone diventa più simile a un deserto che a un terreno agricolo.

Le impressioni di D.H. Lawrence sembrano tradotte nell’opera Zolfo, che immortala la luce del crepuscolo, il giorno che volge al termine. Lo scrittore inglese descriveva il sole siciliano “il più occidentale, dove la luce muore”, facendo riferimento all’intensità della sua luce e al concetto della Sicilia come estremità fisica e metafisica. Sole abbagliante alla massima potenza, limite oltre il quale non può che morire.

La mostra nasce per caso, come sono nate le opere che ne fanno parte. La passione della Caturano per la “sua” Sicilia (la zona che comprende la valle dei feudi) le porta il desiderio di immortalare quei paesaggi incantevoli che le danno da sempre l’idea del miraggio.Vuole trattenere il sogno, l’incantesimo destinato a svanire in pochi istanti.

Da qui il titolo “Miraggi”, fortemente voluto dall’artista perché rappresentativo della sua sensazione perenne. “Le immagini che ho voluto catturare – afferma – hanno avuto da sempre per me la valenza di un miraggio come visione ai confini della realtà, che appare tra veglia e sonno, emerge dal nulla e si confonde nelle due dimensioni“.

Lo stile vagamente impressionista nasce dalla sperimentazione. Per esaltare l’immagine onirica l’artista ha cominciato col dilatare l’obiettivo mettendolo controluce a 45 gradi, in modo da creare l’effetto di ombre e luci a contrasto e i contorni sfumati. Il risultato è sorprendente, di un fascino che cattura lo sguardo e resta impresso, ma che soprattutto esprime tutta la drammaticità della terra siciliana.

La mostra “Miraggi” sarà aperta dal 6 al 22 marzo, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 16,30 previa prenotazione via mail alla Fondazione Marco Besso, splendido palazzo rinascimentale che di per sé merita una visita.

4 Comments

  1. Fabrizio ha detto:

    Da vedere assolutamente!

  2. Antonio ha detto:

    Interessante,ma credimi la scrivente è molto preparata, e soprattutto ti fa’ leggere il commento tutto di un fiato

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