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Terzo mandato: Schlein fa un favore a Meloni, sfida i riformisti del partito e scatena l’ira di sindaci e governatori

L’azzardo della segretaria Pd che potrebbe costarle caro. Resa dei conti rimandata a dopo il voto in Sardegna

di Peppe Papa

Fare un favore a Meloni, scatenare la furia dei sindaci del partito e della componente riformista rischiando una pericolosa spaccatura interna dagli esiti imprevedibili. Tutto questo è riuscito a Elly Schlein e i suoi in parlamento, schierando il Pd a fianco di Fdi, Fi e M5S contro la mozione presentata dalla Lega a favore del terzo mandato per sindaci e governatori votato in commissione al Senato.

Il motivo è sempre lo stesso, il mitico “campo largo” su cui la segretaria, sostenuta dalla sinistra e dal correntone di Dario Franceschini, ha impostato tutta la sua strategia politica finora con scarsi risultati, perdendo l’occasione, come in questo caso, di mettere in imbarazzo la maggioranza di destra-centro con il sì all’emendamento leghista che sicuramene sarebbe stato approvato.

Eppure in direzione, il giorno prima, era stato concordato tutt’altro atteggiamento con l’uscita dall’aula al momento del voto che avrebbe salvaguardato l’unità interna evitando lo scontro tra quelli che volevano votare contro subito, come aveva già fatto il M5S, e l’ala riformista che invece chiedeva di lasciare la seduta e denunciare “il gioco al massacro fra Fdi e Lega” da cui prendere le distanze.

Evidentemente ha vinto la prima opzione scatenando, appunto, la rabbia di sindaci e governatori – “non erano questi i patti” – e il disappunto da parte dell’area di Energia popolare la corrente di Stefano Bonaccini che ha rimandato minaccioso la discussione della questione “appena dopo il voto in Sardegna” di domenica prossima. Che, se dovesse andare male com’è possibile, peserebbe come un’aggravante rendendo la resa dei conti drammatica.

Sarà un problema per Schlein e compagni evitare il corpo a corpo con Vincenzo De Luca, il presidente dell’Anci Antonio De Caro, lo stesso Bonaccini e il resto della componente renziana di Base riformista dell’ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Ma forse è proprio questo che vuole la segretaria. Un azzardo, che potrebbe costarle caro.

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